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angle-left I giovani che non ci aspettiamo: cosa vogliono da scuola, università e lavoro
07/07/2025

I giovani che non ci aspettiamo: cosa vogliono da scuola, università e lavoro

 

Il Rapporto Giovani 2025 dell’Istituto Toniolo, promosso con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, si afferma come il più ampio e autorevole strumento di analisi sulla condizione giovanile in Italia e l’edizione 2025 - recentemente presentata - esplora le aspettative, le fragilità e le visioni delle nuove generazioni, offrendo uno spaccato sorprendente e non convenzionale, utile anche per chi si occupa di orientamento scolastico, universitario e professionale. I giovani di oggi hanno idee chiare, valori forti e desideri precisi, anche quando non trovano spazi per esprimerli

 

Quattro gli aspetti cruciali emersi nel Rapporto di quest’anno: la formazione, il lavoro, la partecipazione politica, le relazioni sociali.

IL SENSO DELLA SCUOLA. La scuola è il luogo dove i giovani iniziano a immaginare e costruire il proprio futuro come soggetti attivi nel mondo, è importante quindi che siano messi nelle condizioni di sentirsi al proprio posto in tale luogo e percepire oggettivamente la sua funzione positiva. I dati evidenziano come non si possa dare per scontato che i giovani, soprattutto quelli in contesti socioculturali più svantaggiati, vedano la scuola come opportunità e risorsa per la loro vita. Il rischio è che si inaspriscano le diseguaglianze, con meno motivazione a formarsi bene proprio tra i giovani che più avrebbero vantaggio in termini di mobilità sociale da una solida formazione. È inefficace aumentare gli strumenti di aiuto a chi è in difficoltà, se non si parte dal senso che le persone attribuiscono alla scuola. Rafforzando e sviluppando in positivo tale senso è possibile spostare il processo di formazione dalla valutazione esterna rispetto a standard predefiniti al valore dei singoli aiutati ad emergere in coerenza con le specificità personali e le dinamiche relazionali.

NON UN LAVORO QUALUNQUE. Il lavoro mantiene una posizione centrale nel progetto di vita delle nuove generazioni, ma non inteso come una occupazione qualunque: l’aspetto soggettivo del senso e quello oggettivo della qualità del lavoro sono parte di un circuito virtuoso che porta a rafforzamento reciproco. In larga parte i giovani rifiutano l’idea di lavoro solo come necessità e responsabilità, deve poter abbinare passione e realizzazione personale. Ma chiedono anche un lavoro ben remunerato e che offra stabilità, associato a strumenti che sostengano la possibilità di conquistare una autonomia abitativa e mettano nelle condizioni di formare una propria famiglia. Insomma, più che perdere rilevanza il lavoro allarga i suoi confini rispetto alle dimensioni del ben-essere che sempre più si associano al ben-lavorare.

POLITICA SI, MA LOCALE. L’indagine registra la difficoltà dei giovani nel riconoscersi nell’offerta politica attuale, percepita come poco coerente e poco in grado di attrarli e coinvolgerli. La crisi di rappresentanza e la polarizzazione del dibattito pubblico accentuano la sensazione che il bene comune sia trascurato, mentre prevalgono interessi di parte. Tuttavia, i giovani trovano sintonia con temi locali, per il miglioramento concreto delle loro comunità, e globali, legati ai diritti e alla sostenibilità. Pur prevalendo disaffezione e disillusione, non mancano elementi di speranza: la grande maggioranza degli intervistati crede ancora possibile contribuire al miglioramento del Paese. Ancor più alta è la percentuale di chi afferma che una politica più inclusiva, capace di offrire veri spazi di partecipazione per le nuove generazioni, migliorerebbe la loro percezione della democrazia e li avvicinerebbe all’impegno politico.

SUPERARE GLI STEREOTIPI. Le narrazioni dominanti su adolescenti e giovani li descrivono come «privi» di valori o addirittura portatori di dis-valori. I dati del Rapporto giovani 2025 forniscono un ritratto meno stereotipato mostrando, in particolare, come siano, in generale, i giovani più aperti e con una attenzione sia a se stessi che agli altri ad avere la maggiore percezione di emozioni positive come la gioia, l’ottimismo, la speranza. Costruire relazioni basate sul confronto sincero, sul rispetto reciproco e sulla valorizzazione dell’altro come persona autonoma è fondamentale per una società più giusta e armoniosa. In un mondo spesso segnato da stereotipi di genere e dinamiche relazionali disfunzionali, educare a un modello relazionale positivo diventa un atto di speranza e responsabilità collettiva. Dalle interviste emerge l’aspettativa e il desiderio delle nuove generazioni di superare gli stereotipi di genere nella formazione delle proprie nuove famiglie e nella trasmissione di modelli educativi nei confronti dei figli.

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Foto di Joao Viegas su Unsplash