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330 anni dal terremoto della Sicilia Orientale
All’appuntamento organizzato da ANCE CATANIA, le rappresentanze territoriali degli architetti, ingegneri, geometri e geologi, insieme al Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania, hanno partecipato per il Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati il vice presidente Ezio Piantedosi e il consigliere Paolo Nicolosi
Sono ben 200 i comuni siciliani senza un piano di Protezione Civile per la sicurezza: uno fra i dati di più rilievo dell’incontro che si è tenuto a Catania, in occasione della ricorrenza dei 330 anni dal terremoto della Sicilia Orientale. E ancora: su 100 scuole solo 24 hanno una struttura antisismica. Sono alcuni fra i dati più rilevanti che descrivono “una Sicilia dal costruito vetusto, che in caso di terremoti e calamità naturali presenta un rischio elevato per le vite umane”, come dichiara lo stesso Nello Musumeci, Ministro della Protezione Civile e delle Politiche del Mare, con un passato alla presidenza della Regione Sicilia.
“Grazie al PNRR e al Fondo Sviluppo e Coesione sono stati stanziati quasi 4 miliardi di euro per la prevenzione da destinare a Regioni ed Enti locali - spiega il ministro - il dialogo con i professionisti tecnici e gli altri rappresentanti della filiera delle costruzioni è indubbiamente utile, al fine di analizzare lo scenario che Governo vuole delineare per garantire la sicurezza”.
LA MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO
I protagonisti della tavola rotonda hanno chiesto norme chiare e la semplificazione delle procedure. A ribadirlo, fra gli altri aspetti, Ezio Piantedosi (vice presidente Consiglio Nazionale Geometri), Giovan Battista Perciaccante (vice presidente Ance), Angelo Domenico Perrini (presidente Consiglio Nazionale Ingegneri), Francesco Miceli (presidente Consiglio Nazionale Architetti P.P.C.) e Filippo Cappotto (vice presidente Consiglio Nazionale Geologi), che si sono fatti portavoce delle istanze e delle criticità del territorio siciliano e, in particolar modo della realtà catanese, ancora priva di un piano urbanistico dopo 60 anni e con una forte necessità di rigenerazione e riqualificazione urbana.
La necessità della messa in sicurezza del costruito, ancora prima dei lavori di efficientamento energetico, è inoltre stato il punto cardine degli interventi di Rosario Fresta (presidente Ance Catania), Mauro Scaccianoce (presidente Ordine Ingegneri Catania), Sebastian Carlo Greco (presidente Ordine Architetti PPC Catania), Agatino Spoto (presidente Collegio dei Geometri Catania), Mauro Corrao (presidente Ordine Regionale dei Geologi) e Matteo Ignaccolo (direttore del DICAr).
Esponente della Rete Professioni Tecnici e presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gaetano Galvagno, non ha mancato di sottolineare “l’importanza di un percorso di messa in sicurezza per il futuro nostro e dei nostri figli”. Al termine sono intervenuti sia l’assessore della Regione Sicilia al Territorio e all’Ambiente Elena Pagana, in merito alla collaborazione passata con l’attuale Ministro, allora presidente dell’ente di governo a statuto speciale dell’isola, precisando che “sarà nostra cura - ha assicurato - rendere oggi ancor più efficace”, e il Sindaco di Sant’Agata Li Battiati Marco Rubino, che ha voluto ricordare “le possibilità offerte in questo ambito dai fondi europei”.
IL CODICE DELLA PROTEZIONE CIVILE
A sottolineare la centralità del contributo specialistico di STN – Struttura Tecnica Nazionale – resa possibile dall’esperienza sinergica delle categorie professionali degli ingegneri, architetti, geometri e geologi, è stato il vice presidente CNGeGL Ezio Piantedosi che ha sollecitato altresì il necessario aggiornamento del codice della Protezione Civile. “Un processo di evoluzione atto a favorire un apporto ulteriore nell’indispensabile rete di interventi finora sostenuta dal volontariato, una scelta che si inserirebbe in un quadro più ampio, a completamento dell’impegno delle risorse impiegate, alle quali è stata dedicata grande attenzione per la formazione e la crescita culturale. Il risultato atteso è il totale ribaltamento del paradigma territoriale verso la mitigazione dei rischi e la prevenzione del territorio come consapevolezza portante di un soggetto che è e vuole divenire sempre più il riferimento della PA e della collettività”.
LA STORIA
I terremoti dal 1963 a oggi: magnitudo 7.3, magnitudo 7.1 e magnitudo 6.4, sono i valori dei terremoti più devastanti registrati negli ulti 330 anni in Sicilia orientale, rispettivamente nel 1963, 1908 e 1968. Oltre 140mila le vittime, ben 70 le città distrutte, di cui 17 ricostruite in siti differenti. Questi i numeri illustrati durante le relazioni di Raffaele Azzaro (responsabile Unità Pericolosità sismica INGV CT), Salvatore Cocina (direttore generale Protezione Civile Regione Sicilia) e Ivo Caliò (Ordinario Scienza delle Costruzioni DICAR UniCT). Da questi interventi emerge un ulteriore dato significativo e delicato per Catania: gran parte degli edifici potrebbe crollare in caso di un forte movimento tellurico. La città etnea è stata dichiarata zona sismica con un apposito regolamento solo nel 1981, motivo per cui le costruzioni antecedenti a questa data non hanno seguito specifiche regole di sicurezza. A differenza di quanto successo a Messina, che ha cambiato approccio a seguito del sisma del 1908.
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