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Una visione strategica condivisa

Nel corso dell’intervista odierna rilasciata al quotidiano economico – finanziario “Italia Oggi”, il Presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli ha messo in evidenza come le trasformazioni in corso hanno indotto la Categoria a sviluppare una visione della società, del lavoro e della professione che va oltre la specifica area di conoscenza, unitamente all’esigenza di acquisire informazioni ad ampio spettro, per analizzarle e tradurle in obiettivi di medio-lungo termine sui territori

“È ora di guardare a nuovi modelli organizzativi, relazionali, strutturali e di business”. Lo sostiene il Presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli, che con le sue risposte pone in continua evidenza “la dimensione interattiva del 45° Congresso, voluta per fare emergere in maniera strutturale (e oggettivamente misurabile) contributi essenziali per delineare una visione strategica di sviluppo nel medio e lungo termine”. A seguire la sua intervista.

Presidente Savoncelli, le linee di indirizzo emerse dalle discussioni avviate sui 16 tavoli di lavoro sono “laurea del geometra”, formazione, comunicazione, digitalizzazione, geometra manager: partiamo con l’analisi della prima.

La convergenza sulla necessità di istituire una laurea triennale professionalizzante e abilitante che caratterizzi in maniera specifica l’attività del geometra è davvero molto ampia, e si sovrappone alla convinzione che sia la leva strategica per la crescita qualitativa e quantitativa della Categoria. Una necessità avvertita in maniera crescente anche dal mondo accademico (presente alla tavola rotonda “Rilanciare l’istruzione tecnica per far crescere il Paese”), che da tempo denuncia la mancanza di profili tecnici adeguati a prendersi cura del territorio, soprattutto in ottica di prevenzione del rischio, rigenerazione e riqualificazione, sostenibilità ambientale. E da una parte del mondo politico, che ha avuto parole incoraggianti per la platea del Congresso circa l’ultimo miglio da far compiere al ddl “Disciplina della professione di geometra e norme per l’adeguamento delle disposizioni concernenti le relative competenze professionali”, presentato al Senato.

Andiamo avanti con la seconda indicazione: la formazione.

Nel saggio “La nuova rivoluzione delle macchine”, divenuto ormai un classico della letteratura sul futuro del lavoro, gli autori Andrew McAfee ed Erik Brynjolfsson scrivono: “Non c’è mai stato, nella Storia, un momento migliore per essere un lavoratore con competenze speciali e la giusta formazione: con le tecnologie oggi disponibili, queste persone possono creare e attrarre valore in ogni campo”. Da questa citazione è facile cogliere, da un lato, l’esortazione ai professionisti ad aprirsi al cambiamento in atto e acquisire le conoscenze utili a fare evolvere le proprie competenze nell’era digitale; dall’altro l’assunzione di responsabilità da parte di chi disegna l’architettura dei percorsi formativi (il Consiglio Nazionale, quindi), a far si che questi siano autenticamente strategici, ossia “a prova di futuro”.   Per essere strategica, la formazione obbligatoria deve svilupparsi lungo due direttrici parallele: la qualità (dei contenuti, dei docenti, delle modalità di erogazione in aula e sul campo) e la tempestività: è il combinato disposto di queste due dimensioni che consente di farne un asset funzionale a presidiare le aree professionali innovative. In entrambe le direzioni sono arrivati, tra gli altri, contributi interessanti dalla sessione #GEOfactory Laboratorio di idee under 35, già al vaglio di fattibilità del Consiglio Nazionale.

La terza dimensione è la digitalizzazione, sempre più correlata alla formazione.

La digitalizzazione è “la” grande alleata della nostra professione: sfruttarla al meglio consente di offrire ai clienti un servizio ad alto valore aggiunto, di fidelizzarli e trovarne di nuovi; di ottimizzare i processi di networking attraverso la condivisione digitale dei documenti di lavoro; di accedere ad ogni tipo di banca dati in tempo reale; di favorire l’emergere di alleanze inter e multidisciplinari anche a livello internazionale. Più in generale, la trasformazione digitale è un’opportunità per fare evolvere il nostro ruolo (che è un mix di prestazione tecnica e sociale), perché capace di esaltarne le principali qualità: l’agilità cognitiva, la flessibilità, la trasversalità, l’empatia. Va da sé che essendo un mezzo e non un fine, non tutto il digitale è funzionale allo svolgimento delle nostre attività: la dimensione strategica è, ancora una volta, quella della conoscenza, necessaria per vagliarne l’utilità (penso, ad esempio, al BIM, al cloud, ai big data), o scoprirne le potenzialità (blockchain, intelligenza artificiale, Internet of Things).

La quarta dimensione è quella della comunicazione, con una indicazione particolarmente chiara della direzione da seguire: ottimizzare quella interna per implementare l’informazione e la conoscenza di tematiche e normative di settore; investire su quella esterna per incrementare la visibilità e la reputazione della Categoria.

Emerge, da questa indicazione, la consapevolezza - probabilmente maggiore rispetto al passato – di quanto questo ambito sia strategico per la visibilità della Categoria (a livello locale e nazionale) e per la competitività nel mondo del lavoro: indubbiamente un segnale di maturità professionale e culturale, che rivela la duplice esigenza  di “fare rete” all’interno della comunità di appartenenza, e di informare correttamente i cittadini circa “quello che fa il geometra”, posizionandosi come figura di riferimento sul territorio, innovativa e profondamente rinnovata rispetto al passato. Esigenze espresse anche dai Presidenti dei Collegi territoriali coinvolti nella call for paper ColLaborazione, e dagli under 35 che hanno preso parte al workshop formativo #GEOfactory: in questa direzione, il Consiglio Nazionale è già al lavoro per offrire un supporto qualificato per l’attivazione di servizi specifici, come ad esempio relazioni media locali e attività di posizionamento sul territorio.

Quinta ed ultima dimensione, il geometra manager: cosa significa?

Le dinamiche del mercato del lavoro proprie degli ultimi decenni, caratterizzate dalla cosiddetta Glocal Economy, efficace sintesi di globalizzazione e territorialità, hanno spinto per la trasformazione del libero professionista in imprenditore di sé stesso, animato da passione, tenacia e coraggio, ingredienti fondamentali per elaborare una visione del futuro alla quale assegnare concretezza. Le trasformazioni odierne ci obbligano a virare verso altre qualità, proprie del manager: fra tutte la capacità di sviluppare una visione organizzativa che va oltre la specifica area di conoscenza, unitamente a quella di acquisire informazioni ad ampio spettro (e non più esclusivamente settoriali), per analizzarle e tradurle in obiettivi di medio-lungo termine. A fronte di queste sollecitazioni, il compito del Consiglio Nazionale è individuare e proporre nuovi modelli organizzativi, relazionali, strutturali e di business.

Per concludere: qual è, a suo giudizio, l’elemento che più di altri ha caratterizzato il 45° Congresso Nazionale della categoria dei geometri?

Un senso diffuso di ritrovata positività e fiducia nella professione e nel futuro.

 

QUI l’articolo pubblicato da “Italia Oggi”